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Gruppo Edicom

 

direttore Salvo Bella         
       
 

femminicidiContro la violenza sulle donne, che è ormai un’emergenza sociale enorme, occorrono sempre più azioni concrete, una rivoluzione che punti all’effettiva parità dei sessi. Sarà discussa a breve nella Commissione parlamentare la proposta di legge d’iniziativa mia e del sen. Domenico Scilipoti Isgrò, che va proprio in questo senso e contiene nuove “disposizioni per contrastare la discriminazione di genere e per la prevenzione ed il contrasto al femminicidio”.

Non volevo cadere nella trappola di proporre una teoria del tutto che non spiega niente. Per combattere questo triste fenomeno si deve partire da un’analisi più profonda della società, in quanto è conseguenza di una cultura storica maschilista. Qualsiasi forma di violenza maschile sulle donne ha radici culturali profonde, è un  problema strutturale, è l’espressione della disuguaglianza dei rapporti tra uomini e donne. La violenza è esercitata da un soggetto di sesso maschile in danno di una donna perché donna, perché appartenente ad un genere che si vuole inferiore e perciò soggetto al dominio maschile. Per questi motivi bisogna affrontare il problema alla radice, occorre una rivoluzione culturale basata sulla parità dei sessi, sulle pari opportunità, sul rispetto dell’altro nella sua alterità. Ritengo illusoria l’idea di poter sradicare questa violenza soltanto attraverso la legislazione penale. Nessuna legge, anche la più rigorosa, può fermare la violenza se non è accompagnata da una volontà di cambiamento nel rapporto tra i sessi e le persone. Anche le pene più severe non aiutano a prevenire. Ed è proprio in sede di prevenzione che emergono le maggiori carenze.

LuanaCampa

 

LUANA CAMPA è nata nel 1979 a Taranto e vive a Roma. Avvocato e criminologa, è relatrice in convegni specializzati e si è occupata di delitti eclatanti. Comincia con questo articolo la sua collaborazione con il sito www.ildelitto.it.

Il mio disegno di legge affronta tutti i vari aspetti della prevenzione con misure educative volte ad arginare il circuito della violenza agendo su diversi fronti: culturale, formativo, legislativo. Occorre innanzitutto puntare sulla famiglia e sulla scuola e il primo ruolo importante dobbiamo averlo pertanto noi genitori. Un bambino deve vedere il padre che rispetta la madre, che le parla in modo paritario, che rispetta il suo ruolo sia in casa sia nell’ambito lavorativo. E poi c’è la scuola, che è tutto, è l’altra famiglia. Appare perciò decisivo il ruolo di prevenzione che possono svolgere le scuole sin da quelle materne, dove cominciano a instaurarsi gli stereotipi di genere. Proprio per questo ho previsto l’inserimento nelle scuole di figure professionali altamente specializzate per l’educazione alla relazione, al rispetto, all’amore. Inoltre, il mio disegno di legge è volto a potenziare gli aiuti per i Centri antiviolenza, case rifugio, sportelli.

Al fine di assicurare una immediata ed efficace assistenza alle vittime di violenza, si richiedono una specifica preparazione in materia degli operatori, e quindi un percorso universitario adeguato. Lo stesso discorso vale per il personale sanitario, che deve essere adeguatamente formato per l’accoglienza, l’assistenza e la cura delle vittime di violenza. Ho anche previsto dei programmi specifici di riabilitazione, dei percorsi concreti di recupero in carcere per i maltrattanti, sviluppati da personale qualificato anche esterno al carcere.

Purtroppo, il novanta per cento delle donne vittime di violenza non denuncia, mentre si sa che il primo passo necessario per difenderci dal male è riconoscerlo, sbugiardarlo. Spesso noi donne tendiamo a sottostimare il pericolo, a non arrivare a pensare che quell’uomo possa fare realmente del male a noi e ai nostri figli. E poi ci sono la paura, la dipendenza economica ed emotiva dal partner, il non sapere dove andare, la vergogna e la speranza che questi uomini cambino. Occorre garantire alle donne che denunciano una tutela reale a 360 gradi.

Al cospetto della drammaticità del fenomeno, la risposta del nostro ordinamento appare piuttosto blanda e comunque si è dimostrata inefficace. Bisogna lavorare a tutti i livelli per estirpare questa profonda cultura maschilista che sta dietro al fenomeno della violenza, garantendo anche certezza della pena e concreti percorsi di recupero degli uomini violenti. Il cambiamento è una sfida difficile che tutti noi possiamo intraprendere.