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Gruppo Edicom

 

direttore Salvo Bella         
       
 

Aurelia PassaseoLe assistenti sociali, in organico nei Comuni e nelle Asl, dovrebbero essere coloro che aiutano famiglie e minori in difficoltà, che si occupano di anziani, di drogati, di carcerati ed alcolisti, ed invece fanno tutto al di fuori di ciò che effettivamente è il loro compito di sostegno ai soggetti in difficoltà.

Il più delle volte il loro “sostegno” si tramuta in un vero e proprio incubo per famiglie con figli minori a carico, che invece di essere sostenute si vedono segnalate al Tribunale per i minorenni come persone incapaci di crescere, educare e gestire i figli, e per le quali la conseguenza di queste segnalazioni altro non è che un provvedimento di affievolimento della potestà genitoriale. Il loro operato è messo perciò in discussione e criticato non solo dalle famiglie coinvolte, ma anche da associazioni che si schierano dalla parte delle famiglie e dei minori colpiti da provvedimenti iniqui, che lasciano lo spazio che trovano per il recupero dei soggetti coinvolti.

Aurelia Passaseo

AURELIA PASSASEO si occupa di famiglia e infanzia da 26 anni. Tecnico del settore problematiche infanzia e famiglia, è presidente del Ciatdm (Coordinamento internazionale associazioni per la tutela dei diritti dei minori).

Sembra strano che soggetti come le assistenti sociali possano avere un enorme potere decisionale che a volte distrugge la vita di famiglie e di bambini coinvolti: è uno strapotere immenso, al punto da determinare scelte da parte del Tribunale per i minorenni che lacerano tutti i soggetti coinvolti e fanno pensare che le vere decisioni per ogni soggetto minore non siano del giudice che le prende, bensì di altre persone erroneamente convinte di una loro onnipotenza, di sapere cosa sia meglio per questo o quel minore, per questa o quella famiglia, con arroganza e senza un minimo dubbio di errore. Si leggono loro relazioni che fanno venire i brividi perché fatte il più delle volte senza una cognizione di causa, ma solo basate su una loro assunta pretesa di sapere sempre e comunque quale sia la cosa giusta indipendentemente da quelle che sono magari le indicazioni di base di genitori che di colpo diventano persone incapaci per la cura e gestione dei figli.

 

Si vedano gli scottanti casi di Mariangela Deluca e di Olga Chernikova, dei quali si sta opportunamente occupando "Il Delitto".

Le relazioni vengono sempre e soltanto scritte con metodi abominevoli che non tengono conto di orari strani in cui si recano a fare visita nelle case delle famiglie, oppure di incontri con l’utente che si svolgono in un ufficio dei Servizi sociali, con l’assistente che solitamente sta al di là di una  scrivania e l’utente di fronte a lei. Gli incontri tra utenti ed assistenti sociali iniziano con la solita frase “Allora mi dica come è andata la settimana”; e tu racconti la tua settimana con o senza difficoltà, con le assistenti che, distratte da telefonate che vengono loro passate, ascoltano e prendono appunti perché poi debbono relazionare al Tribunale per i minorenni. Queste relazioni stupide concludono sempre e soltanto su una presunta incapacità dei soggetti presi in carico.

Le  visite in casa, invece, avvengono di mattina presto, o vicino all’orario in cui ogni massaia si sta organizzando per preparare il pranzo per la famiglia; e, comunque, vicino all’ora in cui magari la casa è ancora in disordine, vuoi perché i figli sono appena usciti per recarsi a scuola, vuoi perché è ora di preparare il pranzo ed in ambedue i casi non vi può essere tanto ordine. Ecco allora che le relazioni che scrivono pesano come macigni sulle decisioni circa la capacità della famiglia di gestire il tutto. Quando poi il Tribunale per i minorenni prende decisioni di allontanamento dei figli minori dalla famiglia, ecco che fra i loro compiti vi è anche quello di recarsi presso la famiglia o presso la scuola dove i bambini sono iscritti per eseguire il decreto di allontanamento; e lo fanno recandosi accompagnate dalle forze dell’ordine, lasciando poi la famiglia, una volta allontanato il minore, abbandonata a se stessa, senza un supporto ed aiuto.

Collocato il minore in un istituto o casa famiglia o famiglia affidataria, delegando così altre persone a prendersi cura del minore, le assistenti sociali continuano poi a relazionare sulla base di ciò che altre persone raccontano sull’andamento e sulla situazione del minore. È un metodo assurdo di presa in carico dei problemi del soggetto minore in difficoltà, che finiscono anzi accentuati facendoli diventare da provvisori a permanenti. Le assistenti sociali quando pagheranno finalmente per i danni fatti ai cittadini?