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Gruppo Edicom

 

direttore Salvo Bella         
       
 

Claudio Salvagni“Attenzione. Chi di spada ferisce di spada perisce”: non avrei immaginato che un messaggio truculento del genere potesse essere rivolto a un giornalista da un avvocato che difende Massimo Bossetti, condannato finora all’ergastolo per l’uccisione di Yara Gambirasio. Eppure ho avuto la ventura di riceverlo la notte scorsa dall’avv. Claudio Salvagni: una chicca, una perla; si aggiunge infatti alla rievocazione della calibro 38 che nel 2015 il legale aveva voglia di usare contro la criminologa Roberta Bruzzone e i miei colleghi Andrea Biavardi, direttore del settimanale “Giallo”, e Giovanni Terzi de “Il Giornale”.

Sono innumerevoli gli attacchi contro chi osa non sostenere l’innocenza di Massimo Bossetti: un fenomeno che in Italia non era mai accaduto per altri casi, tanto da finire oggetto di studio di Tommaso Accomanno nel libro “Social crime. Yara Gambirasio e Massimo Bossetti nei gruppi di Facebook”.

Oltre ogni limite della decenza

Il 7 ottobre 2017 aveva stupito che, incurante delle tensioni che sarebbero potute scaturite contro i Corpi giudiziari, l’avv. Claudio Salvagni davanti alla stazione di Bergamo si fosse messo in testa a un corteo che invocava “Bossetti libero”, gridando al megafono contro "le ingiustizie processuali subite dal carpentiere di Mapello". Più sorprendente ancora è stato il fatto che ideatore della manifestazione era notoriamente un pregiudicato, in un clima che su Facebook ha fatto registrare anche minacce di morte al sostituto procuratore Letizia Ruggeri e alla presidente della Corte d’Assise di Bergamo Antonella Bertoja, nonché al presidente della Corte d’Assise d’appello di Brescia Enrico Fischetti.

Il giornalista, testimone volontario o involontario di fatti appresi nell’esercizio della professione, ha non solo il diritto ma anche l’obbligo di riferirne puntualmente al pubblico esprimendo le proprie considerazioni. Che ciò possa dispiacere all’avv. Salvagni è immaginabile; che egli invece mi annunci morte è ben oltre qualsiasi limite della decenza.

Il messaggio testuale “Si dedichi alle cose belle della vita Se sa cosa sono Consiglio spassionato Le ho detto sto tropo penso salvo bella Addio” ha una carica intimidatoria sconcertante in coincidenza con evoluzioni di procedimenti penali in corso nei quali, come da indiscrezioni trapelate in questi giorni, sono coinvolto come persona informata sui fatti; guarda caso proprio a carico di soggetti con i quali il legale ha manifestato a Bergamo contro presunte ingiustizie processuali: uno show a dir poco di pessimo gusto, che aveva ben chiara l’aria della crociata contro le istituzioni, dalla parte di chi delinque anziché dello Stato.

Fra non molto il processo in Cassazione dirà delle sentenze di condanna di Bossetti all’ergastolo. Intanto però l’avv. Salvagni chiude il cerchio aggiungendo alla calibro 38 la spada, pensando di riuscire con le intimidazioni là dove ha fallito non avendo evitato l’ergastolo al presunto assassino di Yara Gambirasio.