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Gruppo Edicom

 

direttore Salvo Bella         
       
 

Bossetti CassazioneIl processo in Cassazione, che si celebrerà venerdì, deciderà se sono stati violati i diritti dell’imputato o se debba essere definitiva la condanna di Massimo Bossetti all’ergastolo per l’uccisione di Yara Gambirasio.

L’ipotesi che il processo possa essere rifatto, dopo i primi due gradi di giudizio, appare alla vigilia alquanto improbabile, come da escludere sembra che la Suprema Corte possa annullare senza rinvio la condanna, praticamente assolvendo l’imputato. Ciò non perché, come sostengono alcuni innocentisti, i costi della vicenda giudiziaria sono stati iperbolici, soprattutto nella fase delle indagini preliminari, così da non potersi giustificare una conclusione senza colpevoli.

 

La Cassazione prende in esame, com’è noto, gli aspetti giuridici delle sentenze impugnate e la questione principale posta dalla difesa a sostegno delle sue tesi riguarda le modalità di acquisizione e valutazione della prova del dna trovato sugli slip di Yara e attribuito a Massimo Bossetti. È pacifico che i relativi accertamenti furono compiuti quando ancora non c’era nel procedimento un indagato né poteva esserci, pertanto, presenza di suoi difensori e consulenti. Fin qui non ci sono eccezioni che tengano: la procedura penale, infatti, stabilisce giustamente che quegli accertamenti non  vanno ripetuti.

Oltre alle due sentenze sul delitto, ci sono già state anche altre diverse pronunce su istanze tendenti a invalidare la prova del dna.

Il ricorso di Massimo Bossetti potrebbe essere dunque dichiarato addirittura inammissibile per manifesta infondatezza.

Su che cosa verte allora la questione? L’assunto difensivo è che gli accertamenti eseguiti lascerebbero gravi dubbi a causa di innumerevoli elementi di criticità, che secondo due Corti, tuttavia, non esistono; da qui la richiesta di ordinare la ripetizione della perizia sul dna. Nell’abbondante materiale proposto dalla difesa sono entrati pareri scientifici di studiosi, forse privi di valore in ambito giudiziario.

La questione, insomma, della ripetizione della perizia, manifestamente irrituale secondo le procedure, ha però un valore politico che ha alimentato attraverso i media le speranze degli innocentisti: possibile mai che per un impedimento procedurale non si debba offrire un’altra chance a un imputato che si protesta innocente e rischia di finire definitivamente all’ergastolo? La Cassazione, che non fa politica, sulla base degli atti potrà dare una risposta, se entrerà nell’argomento, a questo interrogativo: se riterrà la prova valida, come sembra, respingerà il ricorso di Bossetti.