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direttore Salvo Bella         
       
 

Commissar

Il dirigente del Commissariato di Polizia di Legnano, vice questore aggiunto Francesco Anelli, in un atto d’ufficio diretto ad altri organismi dello Stato ha sostenuto che ventimila euro destinati ad indagini per scoprire gli assassini di Yara Gambirasio, quando ancora non era stato arrestato il muratore Massimo Bossetti (poi condannato all’ergastolo), erano stati utilizzati da me per scrivere il libro “Yara, orrori e depistaggi”.

Francesco AnelliEccomi d’improvviso, giornalista ultradecano della professione, ormai con la barba bianca, immorale e biasimevole, per avere tratto addirittura profitto, senza pietà, dalla morte orrenda di una limpida ragazza. Fosse stato così, non sarei qui ancora a scrivere esercitando la professione di giornalista.

Gioco delle tre carte al Commissariato di Legnano

I ventimila euro pappati da me cronista biasimevole erano solo un’atroce invenzione del dott. Francesco Anelli, per motivi rimasti fino ad ora oscuri. Lo faceva con sicumera, con l’autorevolezza che chiunque giustamente riconoscerebbe in un alto funzionario, immaginandolo veritiero, attento, non confusionario.

1 – LEGGI L’ARTICOLO

Nel 2014 poco ci mancava che l’assassino di Yara Gambirasio, uccisa a Chignolo d’Isola il 26 novembre 2010, fossi io, per il semplice fatto di avere scritto sull’orrendo delitto il libro “Yara, orrori e depistaggi”, che mi ha procurato oscure minacce e un accanimento da parte di apparati dello Stato. Mi hanno tenuto col fiato sospeso oscure indagini del Commissariato di Polizia di Legnano che avevano preso una brutta china e chissà a quali mostruosità avrebbero potuto portare.

Il mio libro “Yara, orrori e depistaggi” fu subito bersaglio da vari fronti. A muovere il primo attacco fu uno sconosciuto, che contattò la casa editrice e scrisse anche a me, l’autore, che cercavo di identificarlo, minacciando che avrebbe bloccato il libro a tutti i costi, che avrebbe fatto di tutto per fermarlo. Risultò che si trattava di un rottamatore della provincia di Padova, il quale anonimamente il 4 dicembre 2013 attraverso il quotidiano “Giornale di Bergamo” aveva offerto un “premio” di ventimila euro a chiunque gli avesse fornito informazioni utili per scoprire gli assassini di Yara.

Il 24 febbraio 2014 fu presentata tempestivamente all’Arma dei carabinieri una querela contro l’oscuro autore delle minacce, chiedendo di essere avvertito anche in caso di richiesta di archiviazione. Perché volevano bloccare il mio libro, che cosa avevo scritto di scottante?

Su questa vicenda s’innesta una prima zelante relazione del dott. Francesco Anelli, che il 2 settembre 2014 scrive al questore e al prefetto di Milano. Era un atto delicato e riservato, di quelli ai quali difficilmente il cittadino riesce ad accedere; tant’è che solo nel gennaio 2015 ne scopro l’esistenza e posso poi ottenerne copia. Definitomi in premessa, bontà sua, “di regolare condotta in genere ed immune da precedenti sfavorevoli”, nell’atto il dirigente del Commissariato di Legnano subito dopo aggiungeva: “Dagli atti concernenti l’evento denunciato non si evidenzia la minaccia di un danno fisico alla persona bensì un danno finanziario”, spiegando che le informazioni raccolte grazie ai ventimila euro erano state utilizzate da me e dal mio giornale “contrariamente all’intento del benefattore, per scrivere un libro”; e concludeva: “Questo Ufficio ritiene che la minaccia subita non sia tanto connessa con la tipologia di lavoro svolto (cronaca nera) ma faccia riferimento alla sua deontologia professionale”. Più biasimevole di così!

Si racconta che Indro Montanelli ricevette al Corriere della Sera una lettera striata di merda inviatagli da un generale e sfidò a duello il mittente. Ma un povero cronista, di “regolare condotta” sebbene biasimevole, non aveva da ricorrere a sfide. Perciò scelsi l’arma della penna per restituire al vice questore aggiunto Francesco Anelli la merda che mi aveva buttato nascostamente addosso.

2 – CONTINUA