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Gruppo Edicom

 

direttore Salvo Bella         
       
 

Fiume OlonaIl fiume Olona è stato di nuovo avvelenato, quintali di pesci e pantegane morti galleggiano nell’acqua a Legnano, nessuno ne rimuove le carcasse e allo scellerato attentato si aggiunge, ancor più pericolosa, l’inerzia delle autorità.

L’attentato non sarebbe mai potuto passare inosservato: odori pestilenziali si levano dalle carcasse lasciate a putrefare anche al centro della città nell’elegante specchio d’acqua antistante a un affollato centro commerciale.

Grido d’allarme solo da un gruppo di Facebook

Qui la polizia locale ha in organico da 50 a 60 vigili; e ad essi si aggiungono i carabinieri della Compagnia, gli agenti del Commissariato, i finanzieri del Gruppo e la polizia provinciale, molti impegnati giorno e notte nel controllo del territorio. Sono stati però Franco Brumana, Maurizio Finocchiaro e Adriano Garbo Vettriano a levare il grido d’allarme nel loro gruppo pubblico di Facebook “Amici dell’Olona”. Moltissimi degli iscritti, che sono ben 16342, stanno intervenendo indignati documentando con foto allarmanti: immagini di un crimine orrendo, come quella di Adriano Garbo che pubblichiamo.

L’articolo 452 bis del codice penale prevede la reclusione da due a sei anni per chi inquina acque; e le pene sono più aspre per chi causa anche, come in questo caso, la morte della fauna. Ma già prima dell’introduzione della norma, avvenuta nel 2015, era possibile perseguire i responsabili di disastri ambientali.

Insediamenti artigianali e industriali sulle rive

Il problema non è, tuttavia, delle norme, bensì della mancata prevenzione. L’Olona nasce nel Parco regionale Campo dei fiori in provincia di Varese e si snoda verso sud per una settantina di chilometri. Durante il percorso, nei vari Comuni che attraversa, è avvelenato da scarichi di insediamenti artigianali e industriali che andrebbero fatti sloggiare dalle rive; e dovrebbero provvedere i Comuni. Non è inoltre da escludere che scellerati sversino nel fiume autobotti di rifiuti chimici velenosi.

Il crimine, dunque, è annunciato e non è la prima volta che si registri un attentato ambientale come quello di questi giorni. Sono sempre stati volontari ad adoperarsi per il risanamento delle acque, per amore nei confronti di un fiume che nel Milanese, proprio a partire da Legnano, ha una storia importante di mulini e attività agricole oneste.

Un lassismo scandaloso fa comodo a chi delinque

Oggi si raggiunge il culmine con un lassismo scandaloso. Il Comune di Legnano è attualmente amministrato da una commissaria straordinaria, alla quale preliminarmente incombe l’obbligo di intervenire e provvedere in presenza del pericolo attuale per la salute pubblica: il che vuol dire rimozione immediata degli animali morti, onde contenere il rischio di più gravi contaminazioni, compresa quella atmosferica. Ma anche altri enti hanno incombenze: l’Asl, la Regione e comunque l’Arpa, persino la Protezione civile.

L’opinione pubblica, inoltre, non sa tuttora quali siano state le cause della strage di pesci ed enormi topi, se siano stati effettuati prelievi ed analisi, se sia stato localizzato il tratto di fiume nel quale, a nord di Legnano, è avvenuto l’avvelenamento. L’accertamento della sostanza velenosa permetterebbe di evidenziarne in linea generale la provenienza e di sviluppare accurate indagini delle forze dell’ordine nel tentativo di identificare i responsabili. L’esperienza rivela però che c’è poco da sperare: il fiume fa comodo a chi vuole servirsene da latrina, gli interessi posso essere molteplici e dunque nessuno vede e nessuno sa.

Con gli “Amici dell’Olona”, però, prepariamoci alle ronde.