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Gruppo Edicom

 

direttore Salvo Bella         
       
 

Violenza contro le donne"Io di te non ho paura" dovrebbero ripetersi, come canta Emma Marrone in suo brano, tutte le donne che ogni giorno sono vittime di spaventosi maltrattamenti inflitti dai propri partner; "non ho paura di te" che ti nascondi dietro l’apparenza di mani bianche e voce docile che in un attimo si trasformano in pugni rossi e grida violente.

Molte donne sono schiave di un amore che amore non è; sono oppresse da se stesse, annullano completamnete la propria volontà e accettano di subire la violenza come se fosse ciò che le ha riservato la vita, una sorta di destino immutabile, immodificabile: così è e così resta.

Non osano ribellarsi per paura, perché non hanno appoggi, sono sole, o anche perché non sono indipendenti economicamente e vivono nell'illusione di poter redimere l'uomo che le tormenta a calci e pugni. Si ripetono "io lo salverò". Non riescono a liberarsene e si autoconvincono che è giusto così, che lo amano e che forse è amore reciproco e sperano disperatamente che lui un giorno si pentirà del gesto e tornerà più innamorato che mai.

 

 Sarai mia per sempre

Un dramma sul femminicidio scritto e diretto da Solidea Valente sarà rappresentato in giro per l'Italia in collaborazione con la rivista "Il Delitto" (www.ildelitto.it), che lo propone come tema di fondo per il 2017. Col suo articolo, Monika D’Alessio apre la discussione e il confronto.

Sotto il titolo "Sarai mia per sempre", Solidea Valente, Armando Giacomozzi e Annamaria Giannini, del gruppo "Criminal-mente Teatro" di Roma, interpreteranno un caso emblematico di vita coniugale, di una giovane coppia esasperata da contrasti con un crescendo impressionante di violenza.

La rappresentazione può essere tenuta gratuitamente in tutte le città, anche nelle scuole, e si richiede solo la disponibilità di un locale. Per le prenotazioni scrivere a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..

Quante sono poi le donne che sono state brutalmente assassinate, sfregiate, malmenate, prese a calci, e pugni, accoltellate, seviziate perché coraggiosamente hanno deciso di chiudere una relazione che non le soddisfaceva più, un amore infelice? e quante ancora, decise a ribellarsi, a denunciare, non ottengono poi un’adeguata protezione? perché finché non succede qualcosa, in Italia, si può far poco, devono prima ucciderti, mutilarti, sfregiarti e poi se va bene sconteranno una pena, usciranno e magari reitereranno i loro gesti crudeli.

Non c’è amore associato alla violenza

Come si può pensare all'amore e associarlo alla violenza?

Donne, smettiamola in questi casi di parlare di amore: è puro masochismo convincerti che sei tu che subisci un pugno, uno schaffio, un calcio, ad essere in torto; che non sei tu la vittima, non puoi piangere, non puoi difenderti, sei tu che stai sbagliando qualcosa, non il mostro che si accanisce senza pietà contro te.

Alcuni uomini, errata corrige, alcune bestie, non si limitano ad aproffitarsi di una donna innamorata, no! Non accettano la libertà femminile, trasformano l'amore in possesso, sono proprietari del loro corpo, della loro vita e purtroppo anche della loro morte. Sono convinti di poterle irretire con i loro loro modi apparentemente gentili e a loro volta le donne sono molto spesso insicure, alla ricerca di conferme, e accettano la violenza pur di essere qualcosa per il loro uomo.

Queste donne entrano in una zona d'ombra, in storie dove di buono c'è davvero poco o nulla: mondi dove con fatica si può trovare la via del ritorno. A volte ci si perdono dentro perché non hanno la forza necessaria per uscirne, per parlarne, o accettano la violenza; ma molto spesso soccombono e ci lasciano la loro stessa vita, non solo la dimensione fisica di essa ma anche e sopratutto quella spirituale: si annullano, come derubate anche dell'anima in un terribile patto con il Diavolo, che in questi casi è il marito, il compagno, il fidanzato. Diventano cose e come tale vengono trattate, a volte arse come legna, altre cancellate come fogli che prima costellati di poesie meravigliose divengono bianchi, volti senza più espressione, senza più lineamenti, come nei numerosi casi di sfregiature con acido.

Di violenze contro le donne ce ne sono davvero troppe ogni giorno; ogni minuto se ne consuma qualcuna.

Noi donne siamo coraggiose, siamo forti e per predisposizione naturale siamo portate a sopportare il dolore più degli uomini, che ce ne procurano troppo, ci seviziano o torturano psicologicamente. Come canta Rocco Hunt in un suo brano recentissimo, "il violento è solo un uomo piccolo che vuol sentirsi grande e la parola uomo è scritta solo sulle sue mutande".

Uomini, tenete lontani gli aguzzini

Quindi basta! Bisogna che le cose cambino radicalmente, bisogna che cambino a partire proprio dagli uomini. Sono lontani gli anni in cui chi violentava una ragazza e poi la sposava non veniva perseguito. Sono gli uomini che devono reagire, isolare i violenti e fermarli. Aiutateci a difenderci, spronateci a denunciare, prendete provvedimenti di tutela seri ed efficaci, legiferate, fate ciò che bisogna fare per evitare che si ripetano ogni giorno tutte queste violenze. Tenete lontani gli aguzzini, rieducateli e se non possono essere rieducati rinchiudeteli, perché là dove non si può rieducare è l'unica cosa sensata da fare: isolare il male dalla società! Fatelo anche per le generazioni future, per le nostre figlie, per tutte le donne che hanno dovuto subire atti violenti e hanno trovato il coraggio di andare avanti, fatelo per loro perché sono queste le vere eroine, non quelle delle mitologie e delle fiabe.

Corsi di autodifesa da introdurre nelle scuole

Monika D'Alessio  Monika D'Alessio, 24 anni, studia Giurisprudenza all'Università dell'Insubria di Como. Appassionata di criminologia, collabora con "Il delitto". 

Donne, combattete come fa Jennifer Lopez nel film "Via dall'incubo", dove Slim, una giovane cameriera, cade nella trappola dell'uomo piacente e gentile che si trasforma in un mostro geloso, possessivo e violento ed è costretta a fuggire con la figlioletta in un'altra città, cambiando vita e abitudini, ma viene scovata e malmenata nuovamente. Alla fine, decide di passare all'offenisva, si allena a boxe e reincontrato il marito lo stende, uccidendolo, forse un po' oltre la legittima difesa. Si tratta solo di un film ed è ovvio che non serve uccidere, ma sarebbe comunque opportuno che tutte le donne seguissero dei corsi di autodifesa sin dall'età adolescenziale. Nelle scuole e anche fuori si dovrebbe dedicare qualche ora a questa attività. Tutti hanno il diritto di difendersi contro qualsivoglia forma di violenza e specialmente le donne, considerate da sempre più deboli e fragili. Auguriamoci che chi di dovere pensi seriamente a integrare la legittima difesa tra le materie scolastiche, magari offrendo corsi gratuiti o inserendo nelle ore di educazione fisica, ad esempio, il karate mirato alla difesa personale.

Riprendetevi la vostra vita tirando "un destro" a chi vuole essere il padrone assoluto di voi, denunciando e non avendo timore di chiedere aiuto o cercare conforto. Abbiate il coraggio di essere donne e dire a gran voce “no, io esisto e tu non mi fai paura”.