Vent’anni di reclusione al marito Antonio Logli sono pochi per l’uccisione di Roberta Ragusa, sparita fra il 13 e 14 gennaio 2014 da Gello di San Giuliano Terme in provincia di Pisa. La sentenza di condanna è stata emessa dal tribunale di Pisa, ma l’uomo non andrà per ora in carcere, in attesa del processo d’appello, che sarà chiesto sicuramente dalla difesa.
La riduzione della pena a soli vent’anni non è una scelta del giudice, ma vent’anni è il massimo previsto dal cosiddetto rito abbreviato scelto dall’imputato: la decisione, in sostanza, doveva essere presa solo in base alle risultanze degli atti già acquisiti, senza l’apertura di un dibattimento in aula, che avrebbe potuto permettere all’accusa di portare ulteriori elementi a sostegno della colpevolezza di Logli. Si tratta di una evidente mostruosità della nostra procedura penale,che andrebbe urgentemente modificata.
Roberta Ragusa, nonostante le laboriose ricerche, non è stata mai più trovata e la procura della repubblica di Pisa ha sempre ritenuto che il marito l’abbia uccisa e ne abbia distrutto il cadavere. La donna aveva scoperto la tresca del marito con Sara Calzolaio, una giovane che lavorava nella loro autoscuola e faceva da baby sitter per i figli della coppia. Subito dopo la sparizione di Roberta, la Calzolaio andò a vivere con Logli.
L’uomo aveva sempre sostenuto che la sera del 13 gennaio 2014 andò a dormire e al risveglio non trovò più la moglie. Un testimone, il giostraio Loris Gozi, ha però rivelato, confermandolo senza mai contraddirsi, di avere visto Logli in strada dopo la mezzanotte e di avere udito subito dopo un forte botto e l’urlo di una donna. La difesa dell’unico indagato ha tentato in vario modo di screditare l’attendibilità del superstimone, ma senza riuscirci.
Il 6 marzo dell’anno scorso Antonio Logli era stato prosciolto dal Gup, ma la Cassazione aveva annullato la decisione. Da lì sono quindi scaturiti il rinvio a giudizio e il processo che si è concluso oggi. Il giudice Elsa Iadaresta ha sentenziato per Logli anche l’obbligo di dimora e la perdita della patria potestà.