Il ritrovamento del cadavere di Elena Ceste ha aggravato, come aveva sostenuto ieri il delitto.it, i sospetti a carico del marito Michele Buoninconti, che è indagato adesso per omicidio volontario e occultamento di cadavere. L’uomo rischia l’arresto per pericolo di inquinamento delle prove: avrebbe infatti esercitato pressioni sui figlioletti, con tono minaccioso (“Volete perdere anche me oltre la mamma?”), per non rivelare agli inquirenti che c’erano liti fra lui e la donna.
Dai suoi racconti emerge pacificamente che Michele Buoninconti sospettava, a torto o a ragione, che la moglie l’avesse tradito; ed è emerso pure con chiarezza che Elena, prima della sparizione, aveva confidato, al parroco e ad amiche di temere qualcuno, senza rivelare tuttavia chi fosse. “Sono – diceva – sulla bocca di tutti”, ma in paese nessuno era a conoscenza di fatti discutibili che riguardassero la donna, quasi che a ingenerare in lei ansia, tormenti e preoccupazioni gravi fosse stato per telefono qualche sconosciuto, mosso solo dall’intento di metterla in crisi e renderla dunque succube del marito. Ma chi può essere stato?
Sin dal momento della sparizione, avvenuta a Costigliole d’Asti il 24 gennaio, Michele Buoninconti aveva attirato su di sé sospetti con un racconto che sembra di fantascienza: avrebbe accompagnato infatti a scuola i figli e al ritorno non avrebbe più trovato in casa la moglie, i cui abiti erano ripiegati a terra nel cortile. Aveva poi insinuato, senza alcun fondamento, che la donna le aveva manifestato il timore che rapissero lei o i figlioletti e che fosse stata dunque sequestrata da un comune conoscente, oppure si fosse allontanata perché si vergognava delle proprie “relazioni”.