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Gruppo Edicom

 

direttore Salvo Bella         
       
 

scarpe rosseIl fenomeno delle donne ammazzate (116 dall’inizio dell’anno) è una delle brutture nazionali contro le quali la politica cerca di buttare fumo negli occhi. Tuttora, però, le Procure della Repubblica annaspano non essendo in grado di valutare tempestivamente le denunce di minacce; mentre bisognerebbe istituire l’ufficio del magistrato che valuti congruamente e subito il pericolo.
Finora ci sono state chiacchiere, imbellettamenti davanti alle telecamere da parte dei ministri Maria Elena Boschi e Angelino Alfano: mentre loro rassicurano, il numero delle vittime aumenta in maniera impressionante.
Alfano ogni anno ha vantato statistiche secondo le quali ci sarebbe un calo del numero di delitti, attribuendo il merito al governo per una legge antistalking che è una specie di barzelletta: a ogni omicidio, infatti, si scopre puntualmente che la donna ammazzata aveva denunciato le minacce subite, ma carabinieri e polizia erano rimasti con le mani legate e non era stato fatto nulla per prevenire gli effetti più gravi e irreparabili.
La colpa di queste omissioni non è della polizia giudiziaria, ma di normative che sottraggono loro, come al solito, la possibilità di intervenire più efficacemente, attribuendola a uffici giudiziari intasati e perciò con i tempi della lumaca, così da determinare un andirivieni di carte da un ufficio all’altro; una farraginosità che costa troppo cara per il numero di donne che frattanto finiscono ammazzate.
Anche le accorate parole della ministra Maria Elena Boschi sembrano una presa in giro. A giugno aveva scritto “il governo ha istituito la commissione che dovrà valutare i progetti di attuazione del piano anti violenza che mette a disposizione 12 milioni di euro per il contrasto alla violenza sulle donne”: parole, parole, parole, con l’abituale tendenza a legare ad ogni male l’opportunità di sperperare inutilmente denaro dei cittadini.
La ministra Boschi, per la verità, aveva anche scritto che occorre una nuova presa di coscienza, quella rivoluzione che potrebbe essere alla base della recente proposta di legge della criminologa Luana Campa, segnalata in un articolo della stessa da “Il Delitto”.
Ma le chiacchiere di circostanza servono a ben poco. Per combattere i femminicidi bisogna anche istituire nelle principali Procure il magistrato incaricato di esaminare tempestivamente le denunce per minacce, come ci sono quelli che si occupano specificamente di mafia, corruzione o sofisticazioni; e di valutare accortamente di ogni fatto denunciato il potenziale di pericolo, disponendo conseguentemente con immediatezza gli interventi adeguati a tutela della vita di persone minacciate.