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Gruppo Edicom

 

direttore Salvo Bella         
       
 

bossetti3“Sì, vidi Yara vicino al cimitero con un uomo e lo riconosco in quest’aula”: così una casalinga, indicando l’imputato Massimo Bossetti, ha ribadito in aula la testimonianza che aveva reso già da tempo ai carabinieri sulla vita di Yara Gambirasio, la ragazza assassinata nel Bergamasco. Quanto emerso dal racconto è definito improbabile dai familiari di Yara e impossibile secondo la difesa di Bossetti, la quale sostiene che l’uomo nel giorno e nell’ora indicati si trovava ben lontano da quel luogo. Ecco perciò un altro rebus nel tormentato processo, con ripetuti momenti del dibattimento anche aspri per il serrato confronto fra le parti. La testimonianza sembra contraddire l’accusa, che l’ha voluta, avendo sempre sostenuto invece che Bossetti avesse preso di mira la ragazza senza che fra i due ci fosse anche un minimo rapporto di conoscenza, come confermerebbero peraltro gli accertamenti compiuti su telefoni cellulari e computer di entrambi.
La teste è Alma Azzolin e il cognome ricorda una scrittrice di nome Giliana, del 1947, che nel 2005 pubblicò il libro “I mari della luna: la metamorfosi dell’anima”, introdotto con le parole “come mettere un velo sulla brutalità della morte e poi sollevarlo per vederne la luce e coglierne la bellezza”. Angeli e viaggi astrali sono gli ingredienti delle fantastiche visioni raccontate nel libro.
Alma Azzolin, invece, restando sulla terra, sarebbe riuscita a fissare nella mente, per poi ricordarli a distanza di tempo, particolari rilevanti delle caratteristiche somatiche delle due persone, cioè gli occhi di Bossetti, nonché la protesi dentaria e la maglietta di Yara. Tutto, però, riguarda un episodio al quale avrebbe assistito di sfuggita, mentre era intenta a cercare un bagno per un bisogno improvviso.