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Gruppo Edicom

 

direttore Salvo Bella         
       
 

Igor Vaclavic

Il suo nome è Igor Vaclavic o Ezechiele Norberto Feher, ma si potrebbe chiamare in qualsiasi altro modo l’assassino trasformista che, venuto dai Balcani, colpisce in Italia da sette anni e solo ora ci si accorge di lui, dopo che in pochi giorni ha lasciato dietro di sé cadaveri e una scia di sangue; ma per le forze dell’ordine che gli danno la caccia tra Bologna e Ferrara è diventato come un ago nel pagliaio.

Rapinatore di professione e forse anche autore di sequestri e omicidi a capo di una banda, questo criminale poco più che quarantenne era ben noto a carabinieri e polizia per i suoi trascorsi allarmanti, ma, dopo pochi anni di carcere, l’avevano espulso solo sulla carta e nessuno s’era preoccupato di allontanarlo, in un sistema italiano imbelle che spesso si accanisce contro il povero diavolo per una contravvenzione ma adopera invece sorprendentemente i guanti gialli con i malviventi sanguinari. C’è da rimanere allibiti, tanto più che la pericolosità del soggetto era risultata evidente per le modalità delle aggressioni di cui era stato protagonista, oltre che per i suoi trascorsi da militare di guerra in scenari infernali.

Altri morti ora, dunque, per mano di un killer che i migliori reparti dei nostri carabinieri stentano a catturare nonostante l’impegno e lo schieramento massiccio. Igor, secondo le notizie che trapelano, conosce benissimo boscaglie acquitrinose e nascondigli del Ferrarese, dove abitava e ha molto probabilmente complici che possono proteggerlo. Lì, dove sono incentrate le ricerche, sa come muoversi meglio di chiunque e si dice della sua capacità di non arrendersi nemmeno nelle condizioni più estreme di sopravvivenza, come un animale abituato a stare persino a lungo sott’acqua: in passato, mentr’era ricercato, provvide da sé a suturarsi una ferita.