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Gruppo Edicom

 

direttore Salvo Bella         
       
 

processo Bossetti BresciaBRESCIA - La richiesta della difesa di ripetere gli accertamenti sul dna che hanno incastrato Massimo Bossetti sarebbe inutile: secondo il procuratore Marco Martani, infatti, la sostanza fu consumata passando da un laboratorio all’altro, centoquattro in tutto, come dire migliaia di mani, in Italia e all’estero, che in modo sconcertante esaurirono il materiale biologico, determinante ai fini della prova.

La prima udienza del processo di secondo grado per la morte di Yara Gambirasio, che si è svolta ieri, com’è noto, in modo del tutto ordinato e sereno, ha permesso all’accusa di esporre una lunga analisi, durata parecchie ore, dei motivi di appello. La requisitoria, conclusasi con la richiesta di conferma dell’ergastolo, può aver messo a segno qualche gol per la capacità di eventualmente suggestionare la giuria popolare (tre donne e altrettanti uomini, tutti attentissimi). Gli elementi sciorinati non ci sono parsi tuttavia di particolare interesse giuridico, ma basati su supposizioni logiche e in alcuni casi contraddittorie.

La mancata ripetizione della perizia sul Dna non avrebbe leso, secondo il procuratore, i diritti della difesa: il dna mitocondriale sarebbe processualmente di scarso interesse; l’utilizzo di kit reagenti scaduti da parte del Ris di Parma irrilevante, poiché le date dei limiti di utilizzo vengono apposte solo per “scopi commerciali”. Al luminare genetista Gill, inoltre, non sarebbe stato chiesto di valutare il lavoro svolto in Italia sulle tracce di dna e le sue osservazioni si riferiscono a tracce molto modeste da fugace contatto e non da versamento abbondante come nel caso in discussione.

A questo “versamento abbondante” ricordato dall’accusa non va a corrispondere nemmeno dal punto di vista logico che le attività di laboratorio e le conclusioni furono “ineccepili”: lo stesso procuratore ha ammesso infatti che “fu necessario ampliare le analisi in modo inusuale”, una conferma che lascia a dir poco perplessi sulle modalità di spendere nelle indagini denaro pubblico e soprattutto di garantire i diritti della difesa.